da adminOst | Mag 29, 2019 | Sistema endocrino, Sistema immunitario, Sistema neuro vegetativo
Saremo presenti al festival dell’osteopatia del 22 giungo 2019 a Parma, c/o Hotel Parma & Congressi, via Emilia Ovest 281/A
un programma ricco di importanti interventi
www.festivalosteopatia.it
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ORE 8:45 REISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI
SALA AUDITORIUM – LA SCIENZA PURA: PROSPETTIVE PER UNA CRESCITA OSTEOPATICA
ore 9.15 Mauro Fornari, D.O., prof. Stefano Guizzardi, dott.ssa Antonella Braglia Orlandini, D.O., Osteopatia oggi:delusioni, speranze e realtà – Apertura lavori
ore 9.40 – 10 dott. Fabio Brescacin (presidente NaturaSì), Salute dell’uomo, salute della Terra, salute sociale
ore 10 prof. Salvatore Tedesco (Università di Palermo), Il progetto di una estesiologia,fra antropologia medica e somaestetica
ore 11-11.30 coffee break
ore 11.30-12.30 Andrea Martini, D.O. , Osteopatia come ponte tra cultura umanistica e cultura scientifica
ore 12.30-14 pausa pranzo a buffet in loco
ore 14 – 14.30 Daniele Santagà, D.O., Nutraceutica e Osteopatia: un connubio fondamentale – Intervento sponsorizzato AVD Reform
ore 14.30-15.30 prof.Carlo Ventura (Università di Bologna, CNR), Nanomeccanica Cellulare e Prospettive di Medicina Rigenerativa
ore 15.30 – 16.30 prof. Stefano Guizzardi (Università di Parma), Istofisiologia del tessuto connettivo
ore 16.30-17 coffee break
ore 17-18 dott. Stefano Rozzi (Università di Parma), La fisiologia moderna a cavallo tra riduzionismo e olismo: metodi per uno studio integrato del sistema nervoso
ore 18 – 18.30 Premiazione miglior poster scientifico “Best Poster – Festival dell’Osteopatia 2019
SALA AMELIA – IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO COME TEMA DI INTERDISCIPLINARITÁ NELLE MATERIE BIOMEDICHE
ore 10-11 prof. Andrea Sgoifo (Università di Parma), Stress: biologia, adattamento,patologia
ore 11-11-30 coffee break
ore 11.30-12.30 prof. Nicola Montano (Università di Milano), La malattia innervata
ore 12.30- 14 pausa pranzo a buffet in loco
ore 14 -14.30 dott.ssa Carla Marzetti, Ruolo regolativo sistemico dell’intestino – Intervento sponsorizzato Laboratori Legren
ore 14.30-15.30 Ianos Alcini, D.O., Il sistema fasciale in osteopatia – Il ruolo meccanico e informativo della fascia
ore 15.30-16.30 Nicola Barsotti, D.O., Osteopatia e PNEI
ore 16.30 -17 coffee break
ore 17-18 dott.ssa Isabel Fernandez (EMDR Europe Association), L’impatto delle esperienze traumatiche
SALA VENERE – TEMI ED ESPERIENZE OSTEOPATICHE A CONFRONTO
ore 10-11 Chiara Sicuri, D.O., Osteopatia e Fisioterapia: quale confine?
ore 11 – 11.30 coffee break
ore 11.30-12.30 Francesco Cerritelli, D.O., Tocco, osteopatia e cambio di paradigma clinicoscientifico
ore 12,30-13.45 Pausa pranzo a buffet in loco
ore 13.45 – 14.30 Stefano Matassoni, D.O., Osteopatia come Medicina di Terreno
ore 14.30-15.15 Luca Lombardi, D.O., Osteopatia, embriologia e sport
ore 15.15 – 15.45 dott. Piergiorgio Benaglia, Silicon Valley Syndrome: patomeccanica e
soluzioni ergonomiche – Intervento sponsorizzato Varier
ore 15.45-16.30 Franco Guolo, D.O., Management osteopatico: pianificazione del trattamento
ore 16,30-17 coffee break
ore 17-18 dott.ssa Monica Filisetti, D.O. Il valore dell’Osteopatia Pediatrica Tradizionale in
un Servizio Ospedaliero di Follow up Neonatale
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da adminOst | Mag 13, 2019 | Sistema immunitario
ALIMENTAZIONE BIOLOGICA IN PRIMIS E N ACETIL CISTEINA, CURCUMINA, SILIMARINA, GLUTATIONE, S ADENOSIL METIONINA, ALCUNE DELLE SOSTANZE CHE CI DIFENDONO DAI PESTICIDI
L’endosulfano è un insetticida e acaricida organoclorurato bandito in europa ma usato in India, Brasile e Australia.
Il Malathion insetticida e acaricida organofosfato si lega in maniera irreversibile alla colinesterasi, usato anche per il trattamento dei pidocchi del capo (pediculosi). Il Phosphamidon un insetticida organofosfato, agisce come inibitore della colinesterasi. Paraquat e Maneb in particolare sono indicati come possibili agenti tossici in grado di aumentare la vulnerabilità al Parkinson.
Questi sono alcuni dei pesticidi largamente utilizzati in agricoltura e una costante esposizione a questi contaminanti colpisce il sistema nervoso.
La colinesterasi è un termine generico che indica una serie di enzimi che idrolizzano l’acetilcolina, neurotrasmettitore fondamentale sia del sistema nervoso centrale che di quello periferico. Una sua diminuita attività causa un accumulo eccessivo di acetilcolina nelle terminazioni nervose con susseguente eccessiva stimolazione delle terminazioni nervose.
Questa iperstimolazione produce eccessivo stress ossidativo cellulare che crea genotossicità ossia alterazioni a livello del DNA. Proprio per verificare la possibile contaminazione eccessiva da tali sostanze si esegue normalmente il test della colinesterasi eritrocitaria ed è considerato un buon indicatore dello stato di intossicazione da pesticidi. L’azione tossica dei pesticidi poi va a colpire anche il sistema immunitario, renale, gastrointestinale e riproduttivo.
Ovviamente la prima scelta è di evitare il contatto o quanto meno ridurlo, con questi agenti ormai onnipresenti nella vita quotidiana, scegliendo il più possibile un alimentazione biologica. Qualora non fosse del tutto possibile allora diventa fondamentale conoscere le sostanze che possono mitigare l’impatto nocivo di queste sostanze. Sono sostanze note per la loro efficacia di disintossicazione da ogni sostanza estranea con cui veniamo a contatto. La sede operativa è il nostro fegato, vero e proprio laboratorio di eliminazione di tali sostanze e quindi va sostenuto integrandolo con quelle sostanze che vengono perse durante i processi di coniugazione (NAC, SAMe, Vitamine B, Zinco, Vitamina C) e proteggendolo dai metaboliti tossici (Curcumina, Silimarina). Ovviamente non è la panacea ma sicuramente un valido aiuto nella diminuzione della tossicità indotta da pesticidi e altre sostanze chimiche (metalli pesanti, PM 10, PFAS ecc) Ecco alcuni studi specifici su tali sostanze e il loro ruolo nella detossificazione da pesticidi.
Environ Monit Assess. 2011 Aug;179(1-4):293-9. doi: 10.1007/s10661-010-1736-5. Epub 2010 Nov 4.
AMELIORATING EFFECT OF N-ACETYLCYSTEINE AND CURCUMIN ON PESTICIDE-INDUCED OXIDATIVE DNA DAMAGE IN HUMAN PERIPHERAL BLOOD MONONUCLEAR CELLS.
Ahmed T1, Pathak R, Mustafa MD, Kar R, Tripathi AK, Ahmed RS, Banerjee BD.
Abstract
These results indicate that pesticide-induced oxidative stress is probably responsible for the DNA damage, and NAC or curcumin attenuate this effect by counteracting the oxidative stress.
Chem Biol Interact. 2013 Jan 25;201(1-3):9-18. doi: 10.1016/j.cbi.2012.10.027. Epub 2012 Nov 16.
BIOCHEMICAL AND MOLECULAR MECHANISMS OF N-ACETYL CYSTEINE AND SILYMARIN-MEDIATED PROTECTIONAGAINST MANEB- AND PARAQUAT-INDUCED HEPATOTOXICITY IN RATS.
Ahmad I1, Shukla S, Kumar A, Singh BK, Kumar V, Chauhan AK, Singh D, Pandey HP, Singh C.
The results obtained thus suggest that NAC and SIL protect MB and/or PQ-induced hepatotoxicity by reducing oxidative stress, inflammation and by modulating xenobitic metabolizing machinery and SIL seems to be more effective.
Life Sci. 2014 Jun 27;107(1-2):50-8. doi: 10.1016/j.lfs.2014.04.033. Epub 2014 May 5.
ANTIOXIDANT AND ANTI-INFLAMMATORY EFFECTS OF N-ACETYLCYSTEINE AGAINST MALATHION-INDUCED LIVERDAMAGES AND IMMUNOTOXICITY IN RATS.
Lasram MM1, Lamine AJ2, Dhouib IB3, Bouzid K4, Annabi A2, Belhadjhmida N5, Ahmed MB5, El Fazaa S6, Abdelmoula J4, Gharbi N7.
Malathion induces hepatotoxicity, oxidative stress and liver inflammation. N-acetylcysteine showed therapeutic effects against malathion toxicity
Front Pharmacol. 2018 Apr 27;9:422. doi: 10.3389/fphar.2018.00422. eCollection 2018.
ANTI-PARKINSON POTENTIAL OF SILYMARIN: MECHANISTIC INSIGHT AND THERAPEUTIC STANDING.
Ullah H1, Khan H1.
Neuroprotective effects of silymarin have been studied in various models of neurological disorders such as Alzheimer’s disease, PD, and cerebral ischemia. The aim of the present study is to provide a comprehensive review of the recent literature exploring the effects of silymarin administration on the progression of PD. Reducing oxidative stress, inflammatory cytokines, altering cellular apoptosis machinery, and estrogen receptor machinery are mechanisms that are responsible for neuroprotection by silymarin, as discussed in this review.
Chem Res Toxicol. 2007 Aug;20(8):1211-7. Epub 2007 Jul 21.
GLUTATHIONE S-TRANSFERASE CONJUGATION OF ORGANOPHOSPHORUS PESTICIDES YIELDS S-PHOSPHO-, S-ARYL-, AND S-ALKYLGLUTATHIONE DERIVATIVES.
Fujioka K1, Casida JE.
World J Gastroenterol. 2016 Apr 14;22(14):3746-57. doi: 10.3748/wjg.v22.i14.3746.
S-ADENOSYL-L-METHIONINE MODIFIES ANTIOXIDANT-ENZYMES, GLUTATHIONE-BIOSYNTHESIS AND METHIONINE ADENOSYLTRANSFERASES-1/2 IN HEPATITIS C VIRUS-EXPRESSING CELLS.
Lozano-Sepulveda SA1, Bautista-Osorio E1, Merino-Mascorro JA1, Varela-Rey M1, Muñoz-Espinosa LE1, Cordero-Perez P1, Martinez-Chantar ML1, Rivas-Estilla AM1.
Biol Trace Elem Res. 1991 Jun;29(3):193-202.
INHIBITION OF COPPER ABSORPTION BY ZINC. EFFECT OF HISTIDINE.
Wapnir RA1, Balkman C.
da adminOst | Mag 13, 2019 | Sistema immunitario
Difendiamoci al meglio con curcuma, boswellia, zenzero e beta-glucani
Oggi si sente sempre più frequentemente parlare di Infiammazione di Basso Grado (LGI) come una delle principali cause alla base di numerose patologie cronico-degenerative e autoimmuni.
È stato dimostrato che la maggiore diffusione e incidenza delle malattie cronico-degenerative, non dipende solo da questioni genetiche quanto piuttosto da una iperattivazione del sistema immunitario protratta nel tempo e in grado di autosostenersi; questa condizione può portare, con il tempo, cellule, tessuti e organismo all’esaurimento biologico e funzionale. Quando si parla di infiammazione siamo soliti considerare l’infiammazione acuta classica, caratterizzata e descritta da sempre con: “calor-rubor-dolor e functio laesa”. I fenomeni infiammatori acuti sono spesso di rapida risoluzione; quando sono protratti nel tempo, tuttavia, non vengono correttamente gestiti possono dare origine a infiammazioni croniche di basso grado, molto subdole nel loro decorso clinico, poichè spesso asintomatiche e apparentemente non lesive.
La fisiologia dell’infiammazione cronica di basso grado
Questo tipo di infiammazione si ripercuote a livello sistemico con ipercortisolemia e attivazione immunitaria di tipo Th2, e amplifica di conseguenza le probabilità di sviluppare patologie autoimmuni, cronico-degenerative, diabete di tipo 2, osteoporosi e di velocizzare il declino cognitivo, fino all’esaurimento funzionale dell’organo coinvolto. Tra i principali fattori che contribuiscono a sostenerla, si possono annoverare l’ipersecrezione insulinica indotta da un’alimentazione a elevato contenuto in zuccheri raffinati, diete iperproteiche e ricche di acidi grassi saturi, infezioni virali, esposizione a pesticidi, metalli pesanti e tossine che non vengono correttamente metabolizzate dal fegato. A livello cellulare è stato evidenziato un fattore di trascrizione denominato NF-Kβ, normalmente presente a livello citoplasmatico in forma inattiva, che, quando attivato da particolari stimoli esogeni, entra nel nucleo cellulare e trascrive geni pro-infiammatori (IL-6;TNFα), responsabili di una iperattivazione immunitaria sbilanciata, con prevalenza di macrofagi proinfiammatori M1 e deplezione di M2, ad azione antinfiammatoria. Quindi, riconoscere gli stimoli proinfiammatori alla base dell’infiammazione cronica di basso grado risulta di estrema importanza, anche in relazione alla sensibilità individuale che ognuno di noi possiede nei confronti degli stessi. La resistenza
e la forza di cui disponiamo per proteggerci dagli stimoli esterni sono diverse per ciascuno di noi, e non sono rappresentate solo dalla genetica individuale, bensì dalla sua regolazione, l’epigenetica, oltre che dalla robustezza del microbiota e del microbioma intestinale; tutti fattori influenzati da stili di vita, abitudini alimentari, dall’ambiente in cui viviamo e dai nostri vissuti. Nella pratica clinica e di routine possiamo valutare lo stato infiammatorio cronico e di basso grado dopo un esame scrupoloso, che consideri come marker indicativi di base il livello di proteina C reattiva e i valori di cortisolo, misurati nell’arco temporale giornaliero 8:00–18:00 e, per indagini più precise, il dosaggio con PCR ultrasensibile dei valori di interleuchine proinfiammatorie (IL-6; IL1β;IL18;TNFα), ancora non così diffusa nei laboratori di analisi di routine.
Come prevenire e affrontare l’infiammazione cronica di basso grado
L’infiammazione cronica di basso grado si cura? Si può lavorare per prevenirla?
È fondamentale adottare stili di vita corretti, che associno una personalizzata attività fisica a corrette abitudini alimentari, all’insegna della varietà, con cibi a basso indice insulinico e che osservi stagionalità e qualità.
Tra le sostanze ad azione antinfiammatoria che possiamo assumere, anche per lunghi periodi, troviamo gli omega 3, le vitamine ad azione antiossidante, ma anche polifenoli, beta-glucani e triterpeni, presenti nei funghi medicinali, con azione di potenziamento del microbiota. Non dimentichiamo poi curcuma, boswellia e zenzero, ad elevata biodisponibilità, che regolano i livelli di cortisolo e l’inibizione di NF-Kβ, come ormai ampiamente dimostrato in diversi modelli cellulari.
Scritto da Pier Paolo Zanello
Biologo nutrizionista, dottore di Ricerca in Microbiologia e Virologia, responsabile scientifico di AVD Reform, azienda attiva da 40 anni nella formulazione, produzione, distribuzione di nutraceutici ed attualmente operativa nella Ricerca Scientifica in medicina integrata.
da adminOst | Mar 1, 2018 | Sistema immunitario
Al fine di comunicare e mettere in atto la risposta immunitaria più corretta le varie cellule immunitarie secernono delle CITOCHINE o INTERLEUCHINE che sono dei fattori di immunoregolazione, gli INTERFERONI e il TUMOR NECROSIS FACTOR. Vediamo di seguito alcuni esempi.
INTERLEUCHINA 1
È una citochina implicata nel processo febbrile, un sistema per rallentare la progressione dei virus e dei batteri. Sono i macrofagi che producono l’interleuchina 1. Una volta rilasciata essa stimola le cellule TH a produrre Interleuchina 2 una delle principali interleuchine del sistema TH1.
INTERLEUCHINA 2
Principale citochina attivatrice del sistema TH1, quindi contro virus, batteri intracellulari e tumori. Originariamente definita T-cell growth factor, TCGF (1976), induce la sintesi di INF-γ ela proliferazione e differenziazione delle cellule natural killer aumentandone l’azione citotossica.
INTERLEUCHINA 4
Una delle principali citochine del sistema TH2, migliora la capacità dei linfociti B a produrre anticorpi (più precisamente IgG e IgE). Stimola comunque anche le cellule citotossiche a reagire. Una sovrapproduzione di IL4 può causare delle reazioni allergiche. Studi recenti hanno visto che bassi livelli di IL4 inibiscono gli anticorpi IgE.
INTERLEUCHINA 6
Questa interleuchina è prodotta dai macrofagi, i monociti e le cellule TH2. Essa stimola i linfociti B a produrre anticorpi. Secondo i diversi autori (Vanderhaeghe, Bouic e coll) le patologie autoimmuni da autoanticorpi, le allergie e le infiammazioni sono associate a una sovrapproduzione di IL6.
1.3.10. L’INTERFERONE
Gli interferoni costituiscono la nostra prima linea di difesa immunitaria contro la maggior parte dei virus. Esistono diversi tipi di interferone: Gamma, Beta e Alfa. Gli interferoni proteggono le cellule che non sono ancora state infettate dai virus e le rendono più resistenti. L’interferone blocca il processo di replicazione virale. L’interferone è secreto dalle cellule T al fine di stimolare le NK a combattere nel sito dell’infezione.
1.3.11. IL FATTORE DI NECROSI TUMORALE
Il TNF viene rilasciato dai macrofagi soprattutto dopo essere entrato in contatto con un Lipopolisaccaride (LPS endotossina che compone la membrana cellulare dei batteri Gram Negativi) ma può essere rilasciato dai CD4, le NK, i neutrofili, i mastociti, gli eosinofili e anche dai neuroni. Produce la febbre, combatte alcune cellule tumorali e stimola la produzione di citochine infiammatorie sistemiche.
1.3.12. NF-kBeta (NF-kB)
Una menzione particolare spetta a questo fattore di trascrizione la cui attività è coinvolta nei processi di stimolo pro infiammatorio. Sotto il nome NF-kB si intende una serie di proteine coinvolte nella trascrizione del DNA cellulare. È coinvolto nell’attivazione di un grandissimo numero di geni in risposta a situazioni di stress, infezioni e infiammazioni. Tutte situazioni che richiedono una rapida risposta alla riprogrammazione dei geni. È una molecola di prima risposta in situazioni di stress, spesso iperattiva negli anziani con conseguente attivazione dell’infiammazione cronica. Normalmente risiede nel citoplasma cellulare legato e tenuto fuori dal nucleo da una serie di sostanze chiamate IkB (Inibhitor of Kappa Beta). In situazioni di stress questo fattore viene distrutto da alcune proteasi e il NF-kB è in grado di penetrare all’interno del nucleo e attivare le risposte pro infiammatorie. L’NF-kB è il regolatore delle risposte del sistema immunitario innato e acquisito. Quindi poter controllare questo fattore di trascrizione diventa fondamentale nel controllare la cascata infiammatoria e le sue conseguenze. Alcune sostanze naturali presenti nelle spezie e nei cibi vegetali possono mantenere legato l’NF-kB all’IKB, tra queste la Curcumina (Curcuma Longa), il Resveratrolo (Uva e vino rosso), lo Zenzero e molti altri polifenoli. Alcuni minerali quali il Magnesio, lo Zinco e il Cromo presenti nell’alimentazione vegetariana, nei carboidrati integrali, nei semi oleosi e nella frutta secca.
da adminOst | Mar 1, 2018 | Sistema immunitario
Lo stato di acidosi si ha quindi per un eccesso di acidi o per una carenza di sostanze basiche (bicarbonati) nel plasma e nei liquidi corporei. Un’alterazione anche minima del pH sanguigno in senso acidogeno è pericolosa per la sopravvivenza quindi il corpo trasferisce gli acidi dal sangue al tessuto connettivo e libera dai tessuti (vedi le ossa) verso il sangue, minerali basici per riportare il pH alla giusta proporzione. Il trasferimento di acidi nel connettivo viene definito acidosi extra-cellulare. L’acidosi metabolica si differenzia dall’acidosi respiratoria, in cui vi è una diminuita eliminazione di anidride carbonica. Lo stato di acidosi metabolica si forma fondamentalmente per tre motivi:
-
- accumulo di acidi “fissi” (non volatili cioè trasformatici in acido carbonico ed eliminati dai polmoni), questa è una parte rilevante dell’alimentazione ed è la grande differenza tra l’alimentazione vegetariana/vegana e quella onnivora:
- perdita (vomito, diarrea, sudorazione eccessiva) o carenza di apporto di sostanze alcaline, non volatili, come i bicarbonati, ma anche minerali a reazione basica come, calcio, magnesio, potassio, sodio, zinco; anche in questo caso l’alimentazione vegetariana apporta maggiori quantità di elementi basici rispetti a quelli acidificanti:
- malattie renali con ridotta capacità di eliminazione degli acidi.
Il legame tra acidosi e infiammazione e le sue conseguenze è stato ben definito, cito qui alcuni studi. Nel maggio 2013 un articolo apparso su The Journal of biological chemistry dal titolo
“Extracellular acidosis is a novel danger signal alerting innate immunity via the NLRP3
inflammasome.” di Rajamäki K e coll.. dove si evidenzia come fenomeni di acidosi localizzata a livello extracellulare possa scatenare risposte infiammatorie. In questo studio si è visto che l’ambiente “acido” viene captato dalle cellule immunitarie come un segnale pro infiammatorio. Macrofagi umani sono stati messi in coltura in ambiente da alcalino ad acido (7.5 a 6). L’ambiente acido ha attivato una risposta pH dipendente di secrezione IL-1β e attivazione di caspase-1, sostanze pro infiammatorie della risposta immunitaria innata. L’acidificazione extracellulare ha causato una rapida acidificazione intracellulare. Mentre una soluzione alcalina ha inibito le citochine pro infiammatorie. Questi dati suggeriscono il ruolo pro infiammatorio dell’ambiente acido che rappresenta un nuovo pericoloso segnale endogeno di attivazione dell’immunità innata. Gli autori concludono dicendo che “un pH basso può contribuire all’infiammazione in patologie associate all’acidosi quali l’arteriosclerosi e la risposta infiammatoria post-ischemica”.
Sulla rivista Inglese Endocrine Journal nell’aprile 2016 firma di Buehlmeier J e coll. è apparso un articolo dal titolo “Glucocorticoid activity and metabolism with NaCl-induced low-grade metabolic acidosis and oral alkalization: results of two randomized controlled trials.”
Un articolo molto interessante che mette in relazione lo stato di acidosi, la risposta infiammatoria e i livelli di cortisolo, inoltre si fa riferimento ad un Low Grade Metabolic Acidosis (LGMA) ossia ad uno stato di acidosi di basso grado, quello ottenibile con un sovraccarico di acidi da alimentazione in particolar modo dalle sostanze più acidificanti, cioè le proteine animali, pesce compreso oppure ad un eccesso di cloruro di sodio. In questi due trial randomizzati si è dimostrato il ruolo dello stato acido o basico sulla risposta conseguente allo stato infiammatorio cioè l’attivazione dei glucocorticoidi. Anche qui, i ricercatori concludono dicendo che “ in caso di ingestione a lungo termine di cibi abituali acidificanti, tipici di un dieta occidentale possono costituire un fattore di rischio indipendente per la perdita di tessuto osseo e le malattie cardiometaboliche.”. In seguito dettaglierò i danni indotti da un eccesso di glucocorticoidi.
Sulla rivista scozzese Clinical Nutrition nell’ottobre 2016 a firma di Williams RS e coll. è apparso un articolo dal titolo “ Dietary acid load, metabolic acidosis and insulin resistance – Lessons from cross-sectional and overfeeding studies in humans” dove si evidenzia come la dieta media occidentale, ricca in proteine animali e povera in vegetali aumenti il carico di sostanze acide e lo stato conseguente di leggera acidosi e come queste siano in relazione anche con lo stato di insulino resistenza.
Nella stessa rivista è apparso nell’aprile 2016 uno studio eseguito da Akter S e coll.. su 1732 lavoratori dal titolo “High dietary acid load is associated with insulin resistance: The Furukawa Nutrition and Health Study” dove si evidenzia come il PRAL (Potential Renal Acid Load) e il NEAP (Net Endogenous Acid Production) indicatori dello stato di acidosi da introiti alimentari sia in relazione all’aumento dell’HOMA IR cioè l’incide di insulino resistenza. Anche in questo caso gli autori concludono dicendo “ I dati presenti suggeriscono che una dieta con un alto carico di acidi è associata con Insulino-Resistenza tra adulti apparentemente sani.”
Concludo questa piccola carrellata di studi sulla relazione tra acidosi, infiammazione e malattie con questo studio apparso nel 2012 sulla rivista Nutrition and Metabolism dal titolo “Examining the relationship between diet-induced acidosis and cancer” di Robey IF.
dove si evidenzia come lo stato di acidosi indotto dalla dieta possa influenzare le attività molecolari a livello cellulare che promuovono la carcinogenesi o la crescita tumorale, in particolare si evidenzia il ruolo dell’acidosi metabolica nella secrezione di cortisolo, di IGF1, le citochine pro infiammatorie degli adipociti, l’attivazione degli osteoclasti e la disregolazione del metabolismo cellulare.
Ci sono centinaia di studi che evidenziano il ruolo potenziale pro infiammatorio della dieta onnivora in contrasto al ruolo antinfiammatorio della dieta vegetariana, questo è un primo passo per capire il motivo per cui una dieta vegetariana garantisce uno stato di salute migliore ossia, in primis, il minor carico di acidi nell’organismo.
Ripristina l’equilibrio acido base con Alka Flor
da adminOst | Mar 1, 2018 | Sistema immunitario
L’infiammazione è un meccanismo di difesa innato del nostro corpo e serve a proteggerci da stimoli dannosi esterni e lesivi, che coinvolge le cellule danneggiate, i vasi sanguigni e le proteine al fine di riparare i tessuti danneggiati, rimuovere i tessuti necrotici e iniziare a ripararli. Inoltre le sostanze infiammatorie possono distruggere diversi tipi di antigeni potenzialmente lesivi o tossici (batteri, virus, tossine, sostanze estranee penetrate nel corpo). Gli stimoli lesivi, quali essi siano, innescano una risposta vascolare e connettivale chiamata appunto infiammazione o flogosi, con lo scopo di diluire, distruggere, isolare e iniziare a riparare i tessuti danneggiati.
Si deve al Premio nobel della medicina Elie Metchnikoff la scoperta dei meccanismi, che lui chiamò, di fagocitosi. Fino ai primi del ‘900, si pensava che quelle stesse cellule fagocitanti (leucociti) fossero loro a creare le infezioni. Lui ebbe un’intuizione e infilò delle spine di rosa in alcune stelle marine e guardando al microscopio vide che un giorno dopo erano ricoperte da cellule che stavano attaccando e mangiando i batteri che ricoprivano le spine, processo ancora oggi noto come fagocitosi. Elie Metchnikoff non solo scoprì questo meccanismo fondamentale della risposta infiammatoria, ma con i suoi studi all’Istituto Pasteur scoprì l’importanza di alcuni bacilli fra cui il Lactobacillus Bulgaricus che si forma nel latte acido ed impedisce ai composti della putrefazione intestinale, prodotti dai batteri patogeni proteolitici, di “intossicare” il corpo. I Lactobacilli, fermentando il lattosio del latte producono un pH basso, da qui Lactobacilli in quanto producono acido lattico, e in questo ambiente crescono i batteri “buoni” saccarolitici e si inibisce la crescita dei patogeni, proteolitici. A lui va il nome di padre dei fermenti lattici, in quanto un’alterata flora batterica altera la risposta immunologica in senso infiammatorio cronico e si riconosce questa come una delle cause della infiammazione cronica di basso grado. La flora batterica “buona” si nutre fibre vegetali e quella “cattiva” di proteine o amminoacidi, da qui un altro motivo essenziale per avere un alimentazione vegetariana. Le fibre sono esclusivamente presenti negli alimenti vegetali, sono dei polisaccaridi che non vengono digeriti e quindi non vengono alla fine utilizzati come glucosio ma vengono “fermentati” dalla flora batterica “saccarolitica”, lactobacilli e bifidi in particolare, i quali svolgono un’importantissima funzione immunomodulante e di controllo dell’infiammazione, inoltre con la fermentazione producono acido lattico, abbassando il pH della prima parte dell’intestino crasso, condizione favorente l’eubiosi e il controllo dei patogeni. I cibi di derivazione animale invece “alimentano” i batteri patogeni quali: E.coli, Clostridium, Bacteroides etc, i quali liberano ammoniaca, alzano il pH della parte terminale del colon creando le condizioni di disbiosi e sono responsabili della maggior parte delle patologie intestinali dalla stipsi alle malattie più gravi fino al cancro al colon, molto più presente nelle persone con alimentazione ricca in carne e grassi saturi.
Daniele Santagà D.O.