da adminOst | Mag 29, 2019 | Sistema endocrino, Sistema immunitario, Sistema neuro vegetativo
Saremo presenti al festival dell’osteopatia del 22 giungo 2019 a Parma, c/o Hotel Parma & Congressi, via Emilia Ovest 281/A
un programma ricco di importanti interventi
www.festivalosteopatia.it
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ORE 8:45 REISTRAZIONE DEI PARTECIPANTI
SALA AUDITORIUM – LA SCIENZA PURA: PROSPETTIVE PER UNA CRESCITA OSTEOPATICA
ore 9.15 Mauro Fornari, D.O., prof. Stefano Guizzardi, dott.ssa Antonella Braglia Orlandini, D.O., Osteopatia oggi:delusioni, speranze e realtà – Apertura lavori
ore 9.40 – 10 dott. Fabio Brescacin (presidente NaturaSì), Salute dell’uomo, salute della Terra, salute sociale
ore 10 prof. Salvatore Tedesco (Università di Palermo), Il progetto di una estesiologia,fra antropologia medica e somaestetica
ore 11-11.30 coffee break
ore 11.30-12.30 Andrea Martini, D.O. , Osteopatia come ponte tra cultura umanistica e cultura scientifica
ore 12.30-14 pausa pranzo a buffet in loco
ore 14 – 14.30 Daniele Santagà, D.O., Nutraceutica e Osteopatia: un connubio fondamentale – Intervento sponsorizzato AVD Reform
ore 14.30-15.30 prof.Carlo Ventura (Università di Bologna, CNR), Nanomeccanica Cellulare e Prospettive di Medicina Rigenerativa
ore 15.30 – 16.30 prof. Stefano Guizzardi (Università di Parma), Istofisiologia del tessuto connettivo
ore 16.30-17 coffee break
ore 17-18 dott. Stefano Rozzi (Università di Parma), La fisiologia moderna a cavallo tra riduzionismo e olismo: metodi per uno studio integrato del sistema nervoso
ore 18 – 18.30 Premiazione miglior poster scientifico “Best Poster – Festival dell’Osteopatia 2019
SALA AMELIA – IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO COME TEMA DI INTERDISCIPLINARITÁ NELLE MATERIE BIOMEDICHE
ore 10-11 prof. Andrea Sgoifo (Università di Parma), Stress: biologia, adattamento,patologia
ore 11-11-30 coffee break
ore 11.30-12.30 prof. Nicola Montano (Università di Milano), La malattia innervata
ore 12.30- 14 pausa pranzo a buffet in loco
ore 14 -14.30 dott.ssa Carla Marzetti, Ruolo regolativo sistemico dell’intestino – Intervento sponsorizzato Laboratori Legren
ore 14.30-15.30 Ianos Alcini, D.O., Il sistema fasciale in osteopatia – Il ruolo meccanico e informativo della fascia
ore 15.30-16.30 Nicola Barsotti, D.O., Osteopatia e PNEI
ore 16.30 -17 coffee break
ore 17-18 dott.ssa Isabel Fernandez (EMDR Europe Association), L’impatto delle esperienze traumatiche
SALA VENERE – TEMI ED ESPERIENZE OSTEOPATICHE A CONFRONTO
ore 10-11 Chiara Sicuri, D.O., Osteopatia e Fisioterapia: quale confine?
ore 11 – 11.30 coffee break
ore 11.30-12.30 Francesco Cerritelli, D.O., Tocco, osteopatia e cambio di paradigma clinicoscientifico
ore 12,30-13.45 Pausa pranzo a buffet in loco
ore 13.45 – 14.30 Stefano Matassoni, D.O., Osteopatia come Medicina di Terreno
ore 14.30-15.15 Luca Lombardi, D.O., Osteopatia, embriologia e sport
ore 15.15 – 15.45 dott. Piergiorgio Benaglia, Silicon Valley Syndrome: patomeccanica e
soluzioni ergonomiche – Intervento sponsorizzato Varier
ore 15.45-16.30 Franco Guolo, D.O., Management osteopatico: pianificazione del trattamento
ore 16,30-17 coffee break
ore 17-18 dott.ssa Monica Filisetti, D.O. Il valore dell’Osteopatia Pediatrica Tradizionale in
un Servizio Ospedaliero di Follow up Neonatale
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da adminOst | Mag 13, 2019 | Sistema immunitario
ALIMENTAZIONE BIOLOGICA IN PRIMIS E N ACETIL CISTEINA, CURCUMINA, SILIMARINA, GLUTATIONE, S ADENOSIL METIONINA, ALCUNE DELLE SOSTANZE CHE CI DIFENDONO DAI PESTICIDI
L’endosulfano è un insetticida e acaricida organoclorurato bandito in europa ma usato in India, Brasile e Australia.
Il Malathion insetticida e acaricida organofosfato si lega in maniera irreversibile alla colinesterasi, usato anche per il trattamento dei pidocchi del capo (pediculosi). Il Phosphamidon un insetticida organofosfato, agisce come inibitore della colinesterasi. Paraquat e Maneb in particolare sono indicati come possibili agenti tossici in grado di aumentare la vulnerabilità al Parkinson.
Questi sono alcuni dei pesticidi largamente utilizzati in agricoltura e una costante esposizione a questi contaminanti colpisce il sistema nervoso.
La colinesterasi è un termine generico che indica una serie di enzimi che idrolizzano l’acetilcolina, neurotrasmettitore fondamentale sia del sistema nervoso centrale che di quello periferico. Una sua diminuita attività causa un accumulo eccessivo di acetilcolina nelle terminazioni nervose con susseguente eccessiva stimolazione delle terminazioni nervose.
Questa iperstimolazione produce eccessivo stress ossidativo cellulare che crea genotossicità ossia alterazioni a livello del DNA. Proprio per verificare la possibile contaminazione eccessiva da tali sostanze si esegue normalmente il test della colinesterasi eritrocitaria ed è considerato un buon indicatore dello stato di intossicazione da pesticidi. L’azione tossica dei pesticidi poi va a colpire anche il sistema immunitario, renale, gastrointestinale e riproduttivo.
Ovviamente la prima scelta è di evitare il contatto o quanto meno ridurlo, con questi agenti ormai onnipresenti nella vita quotidiana, scegliendo il più possibile un alimentazione biologica. Qualora non fosse del tutto possibile allora diventa fondamentale conoscere le sostanze che possono mitigare l’impatto nocivo di queste sostanze. Sono sostanze note per la loro efficacia di disintossicazione da ogni sostanza estranea con cui veniamo a contatto. La sede operativa è il nostro fegato, vero e proprio laboratorio di eliminazione di tali sostanze e quindi va sostenuto integrandolo con quelle sostanze che vengono perse durante i processi di coniugazione (NAC, SAMe, Vitamine B, Zinco, Vitamina C) e proteggendolo dai metaboliti tossici (Curcumina, Silimarina). Ovviamente non è la panacea ma sicuramente un valido aiuto nella diminuzione della tossicità indotta da pesticidi e altre sostanze chimiche (metalli pesanti, PM 10, PFAS ecc) Ecco alcuni studi specifici su tali sostanze e il loro ruolo nella detossificazione da pesticidi.
Environ Monit Assess. 2011 Aug;179(1-4):293-9. doi: 10.1007/s10661-010-1736-5. Epub 2010 Nov 4.
AMELIORATING EFFECT OF N-ACETYLCYSTEINE AND CURCUMIN ON PESTICIDE-INDUCED OXIDATIVE DNA DAMAGE IN HUMAN PERIPHERAL BLOOD MONONUCLEAR CELLS.
Ahmed T1, Pathak R, Mustafa MD, Kar R, Tripathi AK, Ahmed RS, Banerjee BD.
Abstract
These results indicate that pesticide-induced oxidative stress is probably responsible for the DNA damage, and NAC or curcumin attenuate this effect by counteracting the oxidative stress.
Chem Biol Interact. 2013 Jan 25;201(1-3):9-18. doi: 10.1016/j.cbi.2012.10.027. Epub 2012 Nov 16.
BIOCHEMICAL AND MOLECULAR MECHANISMS OF N-ACETYL CYSTEINE AND SILYMARIN-MEDIATED PROTECTIONAGAINST MANEB- AND PARAQUAT-INDUCED HEPATOTOXICITY IN RATS.
Ahmad I1, Shukla S, Kumar A, Singh BK, Kumar V, Chauhan AK, Singh D, Pandey HP, Singh C.
The results obtained thus suggest that NAC and SIL protect MB and/or PQ-induced hepatotoxicity by reducing oxidative stress, inflammation and by modulating xenobitic metabolizing machinery and SIL seems to be more effective.
Life Sci. 2014 Jun 27;107(1-2):50-8. doi: 10.1016/j.lfs.2014.04.033. Epub 2014 May 5.
ANTIOXIDANT AND ANTI-INFLAMMATORY EFFECTS OF N-ACETYLCYSTEINE AGAINST MALATHION-INDUCED LIVERDAMAGES AND IMMUNOTOXICITY IN RATS.
Lasram MM1, Lamine AJ2, Dhouib IB3, Bouzid K4, Annabi A2, Belhadjhmida N5, Ahmed MB5, El Fazaa S6, Abdelmoula J4, Gharbi N7.
Malathion induces hepatotoxicity, oxidative stress and liver inflammation. N-acetylcysteine showed therapeutic effects against malathion toxicity
Front Pharmacol. 2018 Apr 27;9:422. doi: 10.3389/fphar.2018.00422. eCollection 2018.
ANTI-PARKINSON POTENTIAL OF SILYMARIN: MECHANISTIC INSIGHT AND THERAPEUTIC STANDING.
Ullah H1, Khan H1.
Neuroprotective effects of silymarin have been studied in various models of neurological disorders such as Alzheimer’s disease, PD, and cerebral ischemia. The aim of the present study is to provide a comprehensive review of the recent literature exploring the effects of silymarin administration on the progression of PD. Reducing oxidative stress, inflammatory cytokines, altering cellular apoptosis machinery, and estrogen receptor machinery are mechanisms that are responsible for neuroprotection by silymarin, as discussed in this review.
Chem Res Toxicol. 2007 Aug;20(8):1211-7. Epub 2007 Jul 21.
GLUTATHIONE S-TRANSFERASE CONJUGATION OF ORGANOPHOSPHORUS PESTICIDES YIELDS S-PHOSPHO-, S-ARYL-, AND S-ALKYLGLUTATHIONE DERIVATIVES.
Fujioka K1, Casida JE.
World J Gastroenterol. 2016 Apr 14;22(14):3746-57. doi: 10.3748/wjg.v22.i14.3746.
S-ADENOSYL-L-METHIONINE MODIFIES ANTIOXIDANT-ENZYMES, GLUTATHIONE-BIOSYNTHESIS AND METHIONINE ADENOSYLTRANSFERASES-1/2 IN HEPATITIS C VIRUS-EXPRESSING CELLS.
Lozano-Sepulveda SA1, Bautista-Osorio E1, Merino-Mascorro JA1, Varela-Rey M1, Muñoz-Espinosa LE1, Cordero-Perez P1, Martinez-Chantar ML1, Rivas-Estilla AM1.
Biol Trace Elem Res. 1991 Jun;29(3):193-202.
INHIBITION OF COPPER ABSORPTION BY ZINC. EFFECT OF HISTIDINE.
Wapnir RA1, Balkman C.
da adminOst | Mag 13, 2019 | Sistema immunitario
Difendiamoci al meglio con curcuma, boswellia, zenzero e beta-glucani
Oggi si sente sempre più frequentemente parlare di Infiammazione di Basso Grado (LGI) come una delle principali cause alla base di numerose patologie cronico-degenerative e autoimmuni.
È stato dimostrato che la maggiore diffusione e incidenza delle malattie cronico-degenerative, non dipende solo da questioni genetiche quanto piuttosto da una iperattivazione del sistema immunitario protratta nel tempo e in grado di autosostenersi; questa condizione può portare, con il tempo, cellule, tessuti e organismo all’esaurimento biologico e funzionale. Quando si parla di infiammazione siamo soliti considerare l’infiammazione acuta classica, caratterizzata e descritta da sempre con: “calor-rubor-dolor e functio laesa”. I fenomeni infiammatori acuti sono spesso di rapida risoluzione; quando sono protratti nel tempo, tuttavia, non vengono correttamente gestiti possono dare origine a infiammazioni croniche di basso grado, molto subdole nel loro decorso clinico, poichè spesso asintomatiche e apparentemente non lesive.
La fisiologia dell’infiammazione cronica di basso grado
Questo tipo di infiammazione si ripercuote a livello sistemico con ipercortisolemia e attivazione immunitaria di tipo Th2, e amplifica di conseguenza le probabilità di sviluppare patologie autoimmuni, cronico-degenerative, diabete di tipo 2, osteoporosi e di velocizzare il declino cognitivo, fino all’esaurimento funzionale dell’organo coinvolto. Tra i principali fattori che contribuiscono a sostenerla, si possono annoverare l’ipersecrezione insulinica indotta da un’alimentazione a elevato contenuto in zuccheri raffinati, diete iperproteiche e ricche di acidi grassi saturi, infezioni virali, esposizione a pesticidi, metalli pesanti e tossine che non vengono correttamente metabolizzate dal fegato. A livello cellulare è stato evidenziato un fattore di trascrizione denominato NF-Kβ, normalmente presente a livello citoplasmatico in forma inattiva, che, quando attivato da particolari stimoli esogeni, entra nel nucleo cellulare e trascrive geni pro-infiammatori (IL-6;TNFα), responsabili di una iperattivazione immunitaria sbilanciata, con prevalenza di macrofagi proinfiammatori M1 e deplezione di M2, ad azione antinfiammatoria. Quindi, riconoscere gli stimoli proinfiammatori alla base dell’infiammazione cronica di basso grado risulta di estrema importanza, anche in relazione alla sensibilità individuale che ognuno di noi possiede nei confronti degli stessi. La resistenza
e la forza di cui disponiamo per proteggerci dagli stimoli esterni sono diverse per ciascuno di noi, e non sono rappresentate solo dalla genetica individuale, bensì dalla sua regolazione, l’epigenetica, oltre che dalla robustezza del microbiota e del microbioma intestinale; tutti fattori influenzati da stili di vita, abitudini alimentari, dall’ambiente in cui viviamo e dai nostri vissuti. Nella pratica clinica e di routine possiamo valutare lo stato infiammatorio cronico e di basso grado dopo un esame scrupoloso, che consideri come marker indicativi di base il livello di proteina C reattiva e i valori di cortisolo, misurati nell’arco temporale giornaliero 8:00–18:00 e, per indagini più precise, il dosaggio con PCR ultrasensibile dei valori di interleuchine proinfiammatorie (IL-6; IL1β;IL18;TNFα), ancora non così diffusa nei laboratori di analisi di routine.
Come prevenire e affrontare l’infiammazione cronica di basso grado
L’infiammazione cronica di basso grado si cura? Si può lavorare per prevenirla?
È fondamentale adottare stili di vita corretti, che associno una personalizzata attività fisica a corrette abitudini alimentari, all’insegna della varietà, con cibi a basso indice insulinico e che osservi stagionalità e qualità.
Tra le sostanze ad azione antinfiammatoria che possiamo assumere, anche per lunghi periodi, troviamo gli omega 3, le vitamine ad azione antiossidante, ma anche polifenoli, beta-glucani e triterpeni, presenti nei funghi medicinali, con azione di potenziamento del microbiota. Non dimentichiamo poi curcuma, boswellia e zenzero, ad elevata biodisponibilità, che regolano i livelli di cortisolo e l’inibizione di NF-Kβ, come ormai ampiamente dimostrato in diversi modelli cellulari.
Scritto da Pier Paolo Zanello
Biologo nutrizionista, dottore di Ricerca in Microbiologia e Virologia, responsabile scientifico di AVD Reform, azienda attiva da 40 anni nella formulazione, produzione, distribuzione di nutraceutici ed attualmente operativa nella Ricerca Scientifica in medicina integrata.
da adminOst | Mar 12, 2019 | Sistema endocrino
La donna in età fertile si rivolge molto spesso all’osteopata per la manifestazione di dolori nella zona cervicale, con epifenomeni che si manifestano frequentemente anche come cefalee e emicranie. La loro speranza è che l’intervento manipolativo possa dare loro sollievo e che permetta una rapida risoluzione dei sintomi. L’osteopata dispone oggi di numerose tecniche manuali, oltre che integrative, per trattare la zona cervicale e craniale. Una di queste è la tecnica thrust in alta velocità e bassa ampiezza (HVLA), utile nel trattamento nella sfera cranio-mandibolare, per finire con trattamenti fasciali, viscerali e strutturali, volti a risolvere i “blocchi” articolari, tensioni muscolari, riequilibrare il sistema neuro vegetativo e le eventuali disfunzioni viscerali associate. Nonostante il problema sembrerà inizialmente risolto, o comunque attenuato, spesso tende a ripresentarsi il mese successivo, in concomitanza con la fase luteale del ciclo.
Se questa è la situazione, allora sarebbe opportuno approfondire e riequilibrare la biochimica alla base di questi fenomeni, frequentemente responsabile dell’alterazione ormonale estro-progestinica, con integratori mirati. L’utilizzo di sostanze provenienti dal mondo vegetale può essere molto utile, non tanto per risolvere il sintomo, che molto spesso viene risolto dalla donna stessa con degli antiinfiammatori di sintesi, ma piuttosto per la risoluzione dell’eziologia causale: in primis l’eccesso relativo degli estrogeni circolanti rispetto al progesterone, denominato DOMINANZA ESTROGENICA, che può causare infiammazione sistemica o localizzata, che può ripercuotersi nei tessuti geneticamente più vulnerabili.
Sarà quindi fondamentale associare una corretta integrazione ad una alimentazione adeguata, che tenga conto di alimenti quanto più biologici e di stagione, riducendo prodotti con farine raffinate e le proteine di derivazione animale, come carne e latticini, per ridurre l’impatto degli xenobiotici e dei xenoestrogeni presenti nel cibo, che contribuiscono al quadro complessivo di dominanza estrogenica.
LA DOMINANZA ESTROGENICA
Per dominanza estrogenica (termine coniato dal Dott.John Lee nel 1993) si intende un eccesso di estrogeni relativamente al progesterone. Si tratta cioè di una deregolazione ormonale che comporta uno squilibrio fra l’effetto “stimolante” degli estrogeni (che provocano ansietà, insonnia, ritenzione idrica, aumentata proliferazione a livello di seno, utero, ecc.) e quello “calmante” del progesterone (che invece induce calma, favorisce il sonno, inibisce la divisione cellulare, ecc.). Gli estrogeni hanno un’azione importante nell’attivazione della risposta infiammatoria e più in generale sulla bilancia del piatto immunologico TH2 e TH17. Considerata la elevata casistica di malattie autoimmuni nelle donne rispetto agli uomini, nei casi di dominanza estrogenica bisognerà regolarne l’attività anche se le sindromi o le patologie che possono colpire le donne non sono in diretta relazione con l’apparato genitale femminile. Numerosi casi di Sclerosi Multipla o di Lupus Eritematoso Sistemico, di Tiroidite di Hashimoto o di semplice quadro infiammatorio generalizzato trovano infatti una importante relazione con gli estrogeni, vediamone i meccanismi.
GLI ESTROGENI ATTIVANO LA FOSFOLIPASI A2
Nel Marzo 2006 fu pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Steroids (Estrogen induces phospholipase A2 activation through ERK1/2 to mobilize intracellular calcium in MCF-7 cells.
Thomas W1, Coen N, Faherty S, Flatharta CO, Harvey BJ).
Per la prima volta si evidenziava il ruolo degli estrogeni nell’attivazione dell’enzima di membrana fosfolipasi A2 (PLA2) da parte degli estrogeni. Inoltre, gli estrogeni in eccesso inducono infiammazione e angiogenesi tramite l’attivazione del fattore di trascrizione NFkB .
La fosfolipasi A2 è un enzima di membrana che quando viene attivato innesca la cascata dell’Acido Arachidonico, una via pro infiammatoria degli acidi grassi. Parte dall’Acido Linoleico (C18:2n-6), un acido grasso della famiglia Omega 6, viene trasformato in Acido Arachidonico (C20:4n6), il quale viene poi trasformato dagli enzimi Ciclossigenasi e Lipossigenasi in Prostaglandine 2 (PGE2) e Trombossano (TX) il primo e Leucotrieni (ad esempio LTA4), a spiccata azione proinfiammatoria.
ESTROGENI NEL CIBO
Il cibo rappresenta oggi uno dei fattori diretti di aumento eccessivo degli estrogeni: in particolare assumendo cibi che ne contengono, come i latticini e la carne provenienti da allevamenti intensivi, e in maniera indiretta tramite il rialzo dell’insulina e quindi zuccheri, carboidrati raffinati, alcool ecc per l’azione di inibizione della proteina che lega ed inattiva gli estrogeni in circolo, denominata SHBG(sexual hormone binding genine). Se viene inibita la proteina che li lega avremo più estrogeni liberi, i quali in virtù della loro natura lipofila, possono penetrare nelle membrane cellulari ed esplicare una azione pro infiammatoria, tramite attivazione della PLA 2
DISEQUILIBRIO ZINCO-RAME E MAGNESIO
Un altro problema relativo all’alimentazione nella dominanza estrogenica, è il disequilibrio nell’organismo del rapporto ZINCO-RAME, con un eccesso relativo di Rame e una conseguente carenza relativa di Zinco.
Diversi studi dimostrano come nella fase luteale, nelle donne che soffrono di sindrome premestruale e quindi esacerbazione dei dolori in questa fase, vi sia una carenza significativa di Zinco e Magnesio rispetto alle donne che non ne soffrono (Acta Obstet Gynecol Scand. 1994 Jul Plasma copper, zinc and magnesium levels in patients with premenstrual tension syndrome. Posaci C1, Erten O, Uren A, Acar B.) e contemporaneamente un eccesso relativo di Rame (Fertil Steril. 1994 Aug Zinc and copper levels in premenstrual syndrome. Chuong CJ1, Dawson EB.)
Pertanto, se vi è questa sindrome da carenza (Zn e Mg) ed eccesso (Cu), accompagnata fisicamente da sintomi come stanchezza, irritabilità, stipsi, difficoltà ad addormentarsi, tic nervosi, sindrome premestruale, è opportuno consigliare una corretta integrazione di oligoelementi come Zinco e Magnesio ad elevata biodisponibilità intracellulare. Se questa integrazione non viene efficacemente effettuata, i fenomeni dolorosi tenderanno a ripresentarsi al ciclo successivo, diminuendo l’efficacia del nostro trattamento.
Nella Review dal titolo “Zinc is an Antioxidant and Anti-Inflammatory Agent: Its Role in Human Health” di Prasad AS e coll., del settembre 2014, pubblicata sulla rivista scientifica Svizzera Frontiers in Nutrition, oltre a citare l’azione immunostimolante e antiossidante dello Zinco, gli autori hanno valutato anche l’aspetto antinfiammatorio, identificando nella stimolazione del fattore di trascrizione A20, un inibitore del fattore di trascrizione NF-kB, pro-infiammatorio, come principale meccanismo d’azione biochimico. Lo zinco è quindi responsabile della riduzione della produzione di citochine pro infiammatorie, la Proteina C Reattiva, degli enzimi pro-infiammatori, molecole di adesione, fibrinogeno ecc
AROMATASI
Per completare il lavoro di regolazione degli estrogeni dobbiamo regolare la funzione di un enzima denominato aromatasi. L’aromatasi o citocromo P450-19A è l’enzima che interviene nella trasformazione dell’androstenedione in estrone e del testosterone in 17-β-estradiolo. Nella donna in età fertile la maggior parte degli estrogeni viene prodotta dalle ovaie ma una quota viene prodotta dalla trasformazione adoperata da questi enzimi, a partire dagli androgeni, ormoni sessuali maschili, presenti negli alimenti e nel grasso corporeo.
L’aromatasi generalmente aumenta (con conseguente aumentata produzione di estrogeni) con l’invecchiamento, l’obesità, alti livelli di insulina, deficit di zinco e assunzione di alcolici.
Si può ridurne l’attività con la riduzione del peso corporeo (l’aromatasi è localizzata nelle cellule adipose), con l’abbassamento dei livelli di insulina, e l’utilizzo di inibitori naturali delle aromatasi. Gli inibitori naturali delle aromatasi giocano un ruolo preventivo nelle malattie da iperestrogenismo, dalla sindrome premestruale fino alle malattie più importanti quali l’endometriosi e il cancro. Tra gli inibitori naturali delle aromatasi vi è lo Zinco e il Tè Verde oltre a numerosi polifenoli (quercetina, apigenina, narigenina, resveratrolo ecc).
Il Tè verde presenta inoltre numerosi vantaggi aggiuntivi, sia come antiossidante, sia come antinfiammatorio e come dimagrante. I suoi componenti maggiori sono dei composti polifenolici, in particolare l’EPIGALLOCATECHINA-3-GALLATO (EGCG), che rappresenta circa il 70% dei polifenoli presenti nel Tè Verde, viene usato come indicatore della titolazione in principi attivi negli estratti secchi.
Molti degli studi effettuati sono stati compiuti con Tè verde non fitosomato. Il grande problema dei composti polifenolici è dato dalla scarsa biodisponibilità e spesso anche dall’intolleranza di alcuni individui nei confronti della teina contenuta e del suo effetto stimolante. Per fortuna oggi esiste un estratto di Tè verde fitosomato, cioè processato con lecitina di soia (non OGM) e deteinato, il Greenselect® che ne potenzia gli effetti già noti , rendendolo dalle 3 alle 5 volte più biodisponibile rispetto ad un estratto di pari titolazione (Altern Med Rev. 2009 Sep Bioavailability and activity of phytosome complexes from botanical polyphenols: the silymarin, curcumin, green tea, and grape seed extracts. Kidd PM1.).
VITEX AGNUS CASTUS
Oltre a queste sostanze interessante è l’uso ormai classico dell’Agnocasto (Vitex Agnus Castus) utile soprattutto nella regolazione dell’eccesso di prolattina, un ormone pro infiammatorio, stimolato da varie sostanze quali gli estrogeni, alcuni farmaci, gli ormoni dello stress, l’ipotiroidismo, così come Cadmio e xenoestrogeni (BPA). L’Agnocasto va quindi ad attivare i recettori dopaminergici (D2) inibendo conseguentemente la produzione di prolattina. Inoltre, l’agnocasto attiva i recettori per gli oppioidi e quindi stimola la produzione di beta endorfine che calmano il dolore tipico al seno, la mastodinìa, caratteristici nella Sindrome Premestruale.
Estromin, nutraceutico di AVD Reform nasce per riequilibrare l’assetto estro-progestinico femminile
da adminOst | Feb 10, 2019 | Sistema neuro vegetativo
INFIAMMAZIONE E FIBROSITA’ DELLA FASCIA
Sempre più spesso molte tecniche manuali, l’osteopatia in primis, ma anche metodi quali il deep tissue massage, il Rolfing, il metodo Mezieres, le tecniche di induzione e rilascio miofasciale, il massaggio connettivale ecc. considerano la fascia, questo tessuto che connette l’intero corpo, il vero trait d’union di organi visceri, muscoli, ossa, articolazioni, sistema nervoso, immunitario ed endocrino. Sempre maggiore attenzione viene data a questo tessuto ed una sua manipolazione, pur con diverse metodologie, perché influisce positivamente anche strutture lontane dalla sede di trattamento e a volte difficilmente manipolabili in maniera diretta, pensiamo ai reni, al cuore, ai polmoni alle strutture intra craniche ecc.
LA FASCIA
“La fascia è ciò che ci tiene insieme. Ci sono poche patologie che non abbiano un riflesso fasciale” Frederick Grinnel Prof. Di Biologia cellulare all’UT South Western Medical School
La fascia è composta di tre livelli, la superficiale, che si vede come una pellicola sottile, biancastra che avvolge il corpo come un sacchetto. Poi abbiamo uno strato più profondo che avvolge gli organi interni, pensiamo al pericardio, alla pleura all’omento ecc. e poi uno strato ancora più profondo l’epimisio, il tessuto connettivo che avvolge i muscoli, che a sua volta si specifica all’interno del muscolo in perimisio e endomisio. La fascia avvolge anche i nervi, l’epinevrio, il perinevrio e l’endonevrio e così tutti i tessuti del corpo hanno rapporto con la fascia e una sua disfunzione può alterare la funzionalità di tutti i tessuti ed organi con cui viene in contatto.
STRUTTURA DELLA FASCIA
La fascia è composta di vari tipi di collagene, la proteina più presente nel corpo, l’elastina che da una certa elasticità a questo tessuto, la matrice extracellulare, una sostanza gelatinosa composta di una sostanza fondamentale, ricca in glicosammino glicani (GAG) e proteoglicani e una componente fibrillare (fibre collagene, reticolari, ed elastiche). All’interno della fascia vi sono anche molti tipi di cellule quali i fibroblasti, condroblasti, osteoblasti ecc., cellule del sistema immunitario quali i macrofagi stanziali, i mastociti, i leucociti ed è molto innervata, terminazioni nervose libere.
Ogni alterazione che subisce la fascia di natura esogena come i traumi e le posture errate hanno conseguenze sia sul sistema immunitario che una volta attivato scatena fenomeni infiammatori, sia sul sistema nervoso che viene attivato nella sua componente ortosimpatica. Quindi un trattamento manuale (fasciale, strutturale, craniale) volto a risolvere gli esiti del trauma o della cattiva postura avrà benefici sia a livello del sistema immunitario riducendo i fenomeni infiammatori, sia attivando il sistema parasimpatico che risolverà il problema per cui si è instaurato il dolore, l’infiammazione ecc.
Allo stesso modo però una attivazione di fenomeni di origine endogena (stress, acidificazione del connettivo, deposito di tossine, metalli pesanti, lipopolisaccaridi di origine batterica ecc)causeranno un attivazione della componente immunologica della fascia con attivazione dei macrofagi che scateneranno rilascio di citochine infiammatorie e che poi creeranno un’aumento della fibrosità.
I macrofagi si possono dividere in due classi gli M1 deputati all’infiammazione, alla rimozione delle tossine, dei batteri ecc. e gli M2 che spengono l’infiammazione riparando i tessuti danneggiati stimolando l’apoptosi e i fibroblasti a produrre tessuto fibroso. Se la causa dell’infiammazione della fascia è stato un fenomeno meccanico transitorio, la risoluzione del trauma e dei suoi esiti porta velocemente alla fine del fenomeno infiammatorio senza residui importanti. Mentre se la causa dell’infiammazione persiste, traumi cronici e ripetuti o più spesso continuo deposito di tossine non eliminate dall’intestino e dal fegato esse continuando a depositarsi nella matrice extracellulare o da continui depositi di sostanze acidificanti, continueranno ad attivare la risposta sia dei macrofagi M1 sia degli M2 con aumento costante dei fenomeni di fibrosità fasciale, rendendo più difficile e duraturo l’intervento delle sole tecniche manuali. Ecco che in questi casi si impone assieme alle tecniche manuali che possono rimuovere (entro certi limiti) i depositi di tessuto fibroso e una certa riduzione dei fenomeni infiammatori, un trattamento per via interna volto a ridurre l’eventuale acidificazione del connettivo con ad esempio dei citrati alcalini, una potente detossificazione epatica, in modo da non far entrare in circolo le eventuali tossine e un trattamento sia del microbiota ( fonte di fenomeni di intossinazione e infiammazione)sia di riparazione della mucosa intestinale porosa (Leaky Gut Syndrome)da cui avviene l’entrata in circolo delle tossine stesse. Per completare l’azione, si impone un trattamento antinfiammatorio naturale, con piante che agiscono su più livelli: sia articolare, muscolo tendineo (curcuma, zenzero) sia sulle mucose e sui visceri(curcuma boswellia) al fine di contenere i fenomeni di fibrosità della fascia in maniera più completa e duratura.