La donna in età fertile si rivolge molto spesso all’osteopata per la manifestazione di dolori nella zona cervicale, con epifenomeni che si manifestano frequentemente anche come cefalee e emicranie. La loro speranza è che l’intervento manipolativo possa dare loro sollievo e che permetta una rapida risoluzione dei sintomi. L’osteopata dispone oggi di numerose tecniche manuali, oltre che integrative, per trattare la zona cervicale e craniale. Una di queste è la tecnica thrust in alta velocità e bassa ampiezza (HVLA), utile nel trattamento nella sfera cranio-mandibolare, per finire con trattamenti fasciali, viscerali e strutturali, volti a risolvere i “blocchi” articolari, tensioni muscolari, riequilibrare il sistema neuro vegetativo e le eventuali disfunzioni viscerali associate. Nonostante il problema sembrerà inizialmente risolto, o comunque attenuato, spesso tende a ripresentarsi il mese successivo, in concomitanza con la fase luteale del ciclo.

Se questa è la situazione, allora sarebbe opportuno approfondire e riequilibrare la biochimica alla base di questi fenomeni, frequentemente responsabile dell’alterazione ormonale estro-progestinica, con integratori mirati. L’utilizzo di sostanze provenienti dal mondo vegetale può essere molto utile, non tanto per risolvere il sintomo, che molto spesso viene risolto dalla donna stessa con degli antiinfiammatori di sintesi, ma piuttosto per la risoluzione dell’eziologia causale: in primis l’eccesso relativo degli estrogeni circolanti rispetto al progesterone, denominato DOMINANZA ESTROGENICA, che può causare infiammazione sistemica o localizzata, che può ripercuotersi nei tessuti geneticamente più vulnerabili.

Sarà quindi fondamentale associare una corretta integrazione ad una alimentazione adeguata, che tenga conto di alimenti quanto più biologici e di stagione, riducendo prodotti con farine raffinate e le proteine di derivazione animale, come carne e latticini, per ridurre l’impatto degli xenobiotici e dei xenoestrogeni presenti nel cibo, che contribuiscono al quadro complessivo di dominanza estrogenica.

 

LA DOMINANZA ESTROGENICA

Per dominanza estrogenica (termine coniato dal Dott.John Lee nel 1993) si intende un eccesso di estrogeni relativamente al progesterone. Si tratta cioè di una deregolazione ormonale che comporta uno squilibrio fra l’effetto “stimolante” degli estrogeni (che provocano ansietà, insonnia, ritenzione idrica, aumentata proliferazione a livello di seno, utero, ecc.) e quello “calmante” del progesterone (che invece induce calma, favorisce il sonno, inibisce la divisione cellulare, ecc.). Gli estrogeni hanno un’azione importante nell’attivazione della risposta infiammatoria e più in generale sulla bilancia del piatto immunologico TH2 e TH17. Considerata la elevata casistica di malattie autoimmuni nelle donne rispetto agli uomini, nei casi di dominanza estrogenica bisognerà regolarne l’attività anche se le sindromi o le patologie che possono colpire le donne non sono in diretta relazione con l’apparato genitale femminile. Numerosi casi di Sclerosi Multipla o di Lupus Eritematoso Sistemico, di Tiroidite di Hashimoto o di semplice quadro infiammatorio generalizzato trovano infatti una importante relazione con gli estrogeni, vediamone i meccanismi.

 

GLI ESTROGENI ATTIVANO LA FOSFOLIPASI A2

Nel Marzo 2006 fu pubblicato uno studio sulla rivista scientifica Steroids (Estrogen induces phospholipase A2 activation through ERK1/2 to mobilize intracellular calcium in MCF-7 cells.
Thomas W1, Coen N, Faherty S, Flatharta CO, Harvey BJ).
Per la prima volta si evidenziava il ruolo degli estrogeni nell’attivazione dell’enzima di membrana fosfolipasi A2 (PLA2) da parte degli estrogeni. Inoltre, gli estrogeni in eccesso inducono infiammazione e angiogenesi tramite l’attivazione del fattore di trascrizione NFkB .
La fosfolipasi A2 è un enzima di membrana che quando viene attivato innesca la cascata dell’Acido Arachidonico, una via pro infiammatoria degli acidi grassi. Parte dall’Acido Linoleico (C18:2n-6), un acido grasso della famiglia Omega 6, viene trasformato in Acido Arachidonico (C20:4n6), il quale viene poi trasformato dagli enzimi Ciclossigenasi e Lipossigenasi in Prostaglandine 2 (PGE2) e Trombossano (TX) il primo e Leucotrieni (ad esempio LTA4), a spiccata azione proinfiammatoria.

 

ESTROGENI NEL CIBO

Il cibo rappresenta oggi uno dei fattori diretti di aumento eccessivo degli estrogeni: in particolare assumendo cibi che ne contengono, come i latticini e la carne provenienti da allevamenti intensivi,  e in maniera indiretta tramite il rialzo dell’insulina e quindi zuccheri, carboidrati raffinati, alcool ecc per l’azione di inibizione della proteina che lega ed inattiva gli estrogeni in circolo, denominata SHBG(sexual hormone binding genine). Se viene inibita la proteina che li lega avremo più estrogeni liberi, i quali in virtù della loro natura lipofila, possono penetrare nelle membrane cellulari ed esplicare una azione pro infiammatoria, tramite attivazione della PLA 2

 

DISEQUILIBRIO ZINCO-RAME E MAGNESIO

Un altro problema relativo all’alimentazione nella dominanza estrogenica, è il disequilibrio nell’organismo del rapporto ZINCO-RAME, con un eccesso relativo di Rame e una conseguente carenza relativa di Zinco.

Diversi studi dimostrano come nella fase luteale, nelle donne che soffrono di sindrome premestruale e quindi esacerbazione dei dolori in questa fase, vi sia una carenza significativa di Zinco e Magnesio rispetto alle donne che non ne soffrono (Acta Obstet Gynecol Scand. 1994 Jul Plasma copper, zinc and magnesium levels in patients with premenstrual tension syndrome. Posaci C1, Erten O, Uren A, Acar B.) e contemporaneamente un eccesso relativo di Rame (Fertil Steril. 1994 Aug Zinc and copper levels in premenstrual syndrome. Chuong CJ1, Dawson EB.)
Pertanto, se vi è questa sindrome da carenza (Zn e Mg) ed eccesso (Cu), accompagnata fisicamente da sintomi come stanchezza, irritabilità, stipsi, difficoltà ad addormentarsi, tic nervosi, sindrome premestruale, è opportuno consigliare una corretta integrazione di oligoelementi come Zinco e Magnesio ad elevata biodisponibilità intracellulare. Se questa integrazione non viene efficacemente effettuata, i fenomeni dolorosi tenderanno a ripresentarsi al ciclo successivo,  diminuendo l’efficacia del nostro trattamento.
Nella Review dal titolo “Zinc is an Antioxidant and Anti-Inflammatory Agent: Its Role in Human Health” di Prasad AS e coll., del settembre 2014, pubblicata sulla rivista scientifica Svizzera Frontiers in Nutrition, oltre a citare l’azione immunostimolante e antiossidante dello Zinco, gli autori hanno valutato anche l’aspetto antinfiammatorio, identificando nella stimolazione del fattore di trascrizione A20, un inibitore del fattore di trascrizione NF-kB, pro-infiammatorio, come principale meccanismo d’azione biochimico.  Lo zinco è quindi responsabile della riduzione della produzione di citochine pro infiammatorie, la Proteina C Reattiva, degli enzimi pro-infiammatori, molecole di adesione, fibrinogeno ecc

 

AROMATASI

 

Per completare il lavoro di regolazione degli estrogeni dobbiamo regolare la funzione di un enzima denominato aromatasi. L’aromatasi o citocromo P450-19A è l’enzima che interviene nella trasformazione dell’androstenedione in estrone e del testosterone in 17-β-estradiolo. Nella donna in età fertile la maggior parte degli estrogeni viene prodotta dalle ovaie ma una quota viene prodotta dalla trasformazione adoperata da questi enzimi, a partire dagli androgeni, ormoni sessuali maschili, presenti negli alimenti e nel grasso corporeo.

L’aromatasi generalmente aumenta (con conseguente aumentata produzione di estrogeni) con l’invecchiamento, l’obesità, alti livelli di insulina, deficit di zinco e assunzione di alcolici.
Si può ridurne l’attività con la riduzione del peso corporeo (l’aromatasi è localizzata nelle cellule adipose), con l’abbassamento dei livelli di insulina, e l’utilizzo di inibitori naturali delle aromatasi. Gli inibitori naturali delle aromatasi giocano un ruolo preventivo nelle malattie da iperestrogenismo, dalla sindrome premestruale fino alle malattie più importanti quali l’endometriosi e il cancro. Tra gli inibitori naturali delle aromatasi vi è lo Zinco e il Tè Verde oltre a numerosi polifenoli (quercetina, apigenina, narigenina, resveratrolo ecc).
Il Tè verde presenta inoltre numerosi vantaggi aggiuntivi, sia come antiossidante, sia come antinfiammatorio e come dimagrante. I suoi componenti maggiori sono dei composti polifenolici, in particolare l’EPIGALLOCATECHINA-3-GALLATO (EGCG), che rappresenta circa il 70% dei polifenoli presenti nel Tè Verde, viene usato come indicatore della titolazione in principi attivi negli estratti secchi.
Molti degli studi effettuati sono stati compiuti con Tè verde non fitosomato. Il grande problema dei composti polifenolici è dato dalla scarsa biodisponibilità e spesso anche dall’intolleranza di alcuni individui nei confronti della teina contenuta e del suo effetto stimolante. Per fortuna oggi esiste un estratto di Tè verde fitosomato, cioè processato con lecitina di soia (non OGM) e deteinato, il Greenselect® che ne potenzia gli effetti già noti , rendendolo dalle 3 alle 5 volte più biodisponibile rispetto ad un estratto di pari titolazione (Altern Med Rev. 2009 Sep Bioavailability and activity of phytosome complexes from botanical polyphenols: the silymarin, curcumin, green tea, and grape seed extracts. Kidd PM1.).

 

VITEX AGNUS CASTUS

Oltre a queste sostanze interessante è l’uso ormai classico dell’Agnocasto (Vitex Agnus Castus) utile soprattutto nella regolazione dell’eccesso di prolattina, un ormone pro infiammatorio, stimolato da varie sostanze quali gli estrogeni, alcuni farmaci, gli ormoni dello stress, l’ipotiroidismo, così come Cadmio e xenoestrogeni (BPA). L’Agnocasto va quindi ad attivare i recettori dopaminergici (D2) inibendo conseguentemente la produzione di prolattina. Inoltre, l’agnocasto attiva i recettori per gli oppioidi e quindi stimola la produzione di beta endorfine che calmano il dolore tipico al seno, la mastodinìa, caratteristici nella Sindrome Premestruale.

 

Estromin, nutraceutico di AVD Reform nasce per riequilibrare l’assetto estro-progestinico femminile