INFIAMMAZIONE E FIBROSITA’ DELLA FASCIA
Sempre più spesso molte tecniche manuali, l’osteopatia in primis, ma anche metodi quali il deep tissue massage, il Rolfing, il metodo Mezieres, le tecniche di induzione e rilascio miofasciale, il massaggio connettivale ecc. considerano la fascia, questo tessuto che connette l’intero corpo, il vero trait d’union di organi visceri, muscoli, ossa, articolazioni, sistema nervoso, immunitario ed endocrino. Sempre maggiore attenzione viene data a questo tessuto ed una sua manipolazione, pur con diverse metodologie, perché influisce positivamente anche strutture lontane dalla sede di trattamento e a volte difficilmente manipolabili in maniera diretta, pensiamo ai reni, al cuore, ai polmoni alle strutture intra craniche ecc.
LA FASCIA
“La fascia è ciò che ci tiene insieme. Ci sono poche patologie che non abbiano un riflesso fasciale” Frederick Grinnel Prof. Di Biologia cellulare all’UT South Western Medical School
La fascia è composta di tre livelli, la superficiale, che si vede come una pellicola sottile, biancastra che avvolge il corpo come un sacchetto. Poi abbiamo uno strato più profondo che avvolge gli organi interni, pensiamo al pericardio, alla pleura all’omento ecc. e poi uno strato ancora più profondo l’epimisio, il tessuto connettivo che avvolge i muscoli, che a sua volta si specifica all’interno del muscolo in perimisio e endomisio. La fascia avvolge anche i nervi, l’epinevrio, il perinevrio e l’endonevrio e così tutti i tessuti del corpo hanno rapporto con la fascia e una sua disfunzione può alterare la funzionalità di tutti i tessuti ed organi con cui viene in contatto.
STRUTTURA DELLA FASCIA
La fascia è composta di vari tipi di collagene, la proteina più presente nel corpo, l’elastina che da una certa elasticità a questo tessuto, la matrice extracellulare, una sostanza gelatinosa composta di una sostanza fondamentale, ricca in glicosammino glicani (GAG) e proteoglicani e una componente fibrillare (fibre collagene, reticolari, ed elastiche). All’interno della fascia vi sono anche molti tipi di cellule quali i fibroblasti, condroblasti, osteoblasti ecc., cellule del sistema immunitario quali i macrofagi stanziali, i mastociti, i leucociti ed è molto innervata, terminazioni nervose libere.
Ogni alterazione che subisce la fascia di natura esogena come i traumi e le posture errate hanno conseguenze sia sul sistema immunitario che una volta attivato scatena fenomeni infiammatori, sia sul sistema nervoso che viene attivato nella sua componente ortosimpatica. Quindi un trattamento manuale (fasciale, strutturale, craniale) volto a risolvere gli esiti del trauma o della cattiva postura avrà benefici sia a livello del sistema immunitario riducendo i fenomeni infiammatori, sia attivando il sistema parasimpatico che risolverà il problema per cui si è instaurato il dolore, l’infiammazione ecc.
Allo stesso modo però una attivazione di fenomeni di origine endogena (stress, acidificazione del connettivo, deposito di tossine, metalli pesanti, lipopolisaccaridi di origine batterica ecc)causeranno un attivazione della componente immunologica della fascia con attivazione dei macrofagi che scateneranno rilascio di citochine infiammatorie e che poi creeranno un’aumento della fibrosità.
I macrofagi si possono dividere in due classi gli M1 deputati all’infiammazione, alla rimozione delle tossine, dei batteri ecc. e gli M2 che spengono l’infiammazione riparando i tessuti danneggiati stimolando l’apoptosi e i fibroblasti a produrre tessuto fibroso. Se la causa dell’infiammazione della fascia è stato un fenomeno meccanico transitorio, la risoluzione del trauma e dei suoi esiti porta velocemente alla fine del fenomeno infiammatorio senza residui importanti. Mentre se la causa dell’infiammazione persiste, traumi cronici e ripetuti o più spesso continuo deposito di tossine non eliminate dall’intestino e dal fegato esse continuando a depositarsi nella matrice extracellulare o da continui depositi di sostanze acidificanti, continueranno ad attivare la risposta sia dei macrofagi M1 sia degli M2 con aumento costante dei fenomeni di fibrosità fasciale, rendendo più difficile e duraturo l’intervento delle sole tecniche manuali. Ecco che in questi casi si impone assieme alle tecniche manuali che possono rimuovere (entro certi limiti) i depositi di tessuto fibroso e una certa riduzione dei fenomeni infiammatori, un trattamento per via interna volto a ridurre l’eventuale acidificazione del connettivo con ad esempio dei citrati alcalini, una potente detossificazione epatica, in modo da non far entrare in circolo le eventuali tossine e un trattamento sia del microbiota ( fonte di fenomeni di intossinazione e infiammazione)sia di riparazione della mucosa intestinale porosa (Leaky Gut Syndrome)da cui avviene l’entrata in circolo delle tossine stesse. Per completare l’azione, si impone un trattamento antinfiammatorio naturale, con piante che agiscono su più livelli: sia articolare, muscolo tendineo (curcuma, zenzero) sia sulle mucose e sui visceri(curcuma boswellia) al fine di contenere i fenomeni di fibrosità della fascia in maniera più completa e duratura.